Ho letto questa mattina l’articolo sul Corriere in cui si descrive il degrado della sede, un tempo gloriosa, del patinato PostalMarket.
Ero una bambina o poco più quando trovavo il grosso catalogo sopra cassetta della posta (perché dentro non ci stava), nel portico del mio condominio. Tornavo da scuola e lo sfogliavo avidamente, ammirando le bellissime della copertina, da Ornella Muti a Cindy Crawford, fino alla splendida Carol Alt, che era la mia preferita in assoluto.
Mi sembrava veramente glamour l’idea di ordinare per telefono uno di quei modelli e vedermi recapitare il pacco a casa, ma in realtà l’ho fatto pochissime volte perché la mia mamma diceva sempre: “sai, senza provare…”. E allora invidiavo un po’ le amiche che invece compravano regolarmente su PostalMarket, scegliendo tra giacche con le spalle da rugbista e camicette fantasia, indossate con orecchini ad anello e capelli cotonati.
Credo di essermi ripromessa, allora, di comprare spesso su PostalMarket, una volta grande, e di fare sfrenato shopping telefonico con la bambina che un giorno avrei avuto.
In realtà di bambine non ne ho avute e ormai PostalMarket non esiste più da un bel po’ di anni, rimpiazzato dal web, da Amazon e dai tanti siti di moda online, dalle consegne con un clic, nel giro di poche ore. Tutto più rapido, più comodo, più moderno, come è giusto che sia.
Però oggi ricordare Postalmarket mi ha riportato il sapore di quei ritorni da scuola, quando papà leggeva il giornale di Montanelli sulla sua poltrona dopo pranzo, prima di tornare in ufficio, quando mamma sistemava la cucina e mio fratello giocava a qualche videogioco tipo Pacman e io sognavo la moda sfogliando il catalogo della stagione. E con questi ricordi, un po’ di nostalgia.
Chi non ricorda la sigla della pubblicità “con Postalmarket sai, uso la testa e ogni pacco che mi arriva è una gran festa”? Sembrano passati mille anni, lo so, e forse lo sono davvero.
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