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bambini chiedono sempre perché

Perché i bambini chiedono sempre perché?

Con l’inizio della scuola dell’infanzia i bambini si affacciano alla scoperta di un mondo sconosciuto, al di fuori della rassicurante e nota sfera familiare. I bambini chiedono sempre perché proprio da questo incontro con qualcosa di inedito fa scaturire in loro una serie di interrogativi a cui non trovano risposta.

Quando i bambini chiedono sempre perché

A partire dai quattro anni, ma a volte anche prima, comincia infatti la famosa “fase dei perché”: i piccoli richiedono in maniera incessante il motivo delle cose e sembrano non essere mai sazi di ciò che ottengono come risposta. Spesso ad un perché ne segue un altro e poi un altro…

Inizialmente le domande nascono dall’osservazione di ciò che circonda, del piano fisico (“Perché piove?”, “Perché il mare è salato?”), e sono volte a comprendere i meccanismi che governano i fenomeni naturali. Con il passare del tempo e grazie alla maggiore capacità di astrazione, gli interrogativi possono arrivare a riguardare vere e proprie questioni esistenziali, come la morte, la nascita e la spiritualità.

Abitualmente l’interlocutore privilegiato di un bambino sono i suoi genitori, figure di riferimento per lui centrali e ritenute esperte delle faccende del mondo. Talvolta per gli adulti rispondere al “bombardamento” di domande può essere impegnativo, allo stesso tempo però può essere stimolante. Risulta inoltre importante cercare di soddisfare le curiosità che emergono e rispondere con un linguaggio adatto all’età, evitando spiegazioni troppo astratte o parole particolarmente complicate. Il figlio si saprà servire poi delle risposte per iniziare a farsi un’idea di come funziona il mondo.

Cosa fare quando i bambini chiedono sempre perché

Può essere anche interessante, di tanto in tanto, non rispondere immediatamente al quesito posto, ma rilanciare chiedendo: “Secondo te, perché?”. Ascoltare le congetture del proprio bimbo e costruire insieme una risposta può essere davvero divertente. Qualora invece non si conosca in prima persona la soluzione all’interrogativo, lo si può tranquillamente ammettere (non si diventa onniscienti con l’età adulta!) e proporre di cercarne insieme una soddisfacente.

A partire da questa naturale inclinazione dei bambini a porre domande, in alcune scuole dell’infanzia, prima in Regno Unito e Irlanda, ma ora anche in Italia, si è iniziato a proporre delle attività che prendono ispirazione dalla filosofia: si cerca cioè, anziché concludere subito il dibattito con una risposta certa, presumibilmente corretta, definitiva, di aprire ed esplorare ulteriormente gli interrogativi dei piccoli, abituandoli a ragionare e a valutare più opzioni e possibilità. Tale proposta didattica ha l’obiettivo di promuovere il pensiero critico e la tendenza ad approcciarsi alla conoscenza in maniera attiva.

Concludendo, provare ad accogliere e valorizzare la curiosità dei propri figli, per quanto talvolta faticoso, sembrerebbe essere un’indicazione condivisibile per incoraggiare l’abitudine tanto allo stupore quanto al ragionamento.

articolo a cura di:

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