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La parità di genere in Italia 2020/2021

Uno degli effetti della pandemia di Coronavirus è stato quello di evidenziare la disuguaglianza che c’è ne la parità di genere in Italia 2020/2021.

Anche se sembra che le donne abbiano meno probabilità degli uomini di subire esiti negativi sulla salute a causa del virus, è più probabile che siano state danneggiate da esso in altri modi. Ciò è evidente su diversi fronti. In primo luogo, hanno maggiori probabilità degli uomini di essere esposti ai rischi di disoccupazione e vulnerabilità finanziaria. Questo perché hanno maggiori probabilità di svolgere lavori poco retribuiti e/o temporanei e perché, ad eccezione dell’assistenza sanitaria, è meno probabile che lavorino in settori ritenuti essenziali e più propensi a lavorare in settori (come vendita al dettaglio e servizi alla persona) dove il lavoro non può essere svolto da casa.

In secondo luogo hanno sofferto delle ulteriori tensioni fisiche e mentali che ciò ha portato poiché è più probabile che siano state nella posizione di dover combinare le esigenze del lavoro, DaD e istruzione domiciliare, lavori domestici e cura degli altri membri della famiglia.

Un sondaggio Eurofound condotto in tutta l’UE nell’aprile 2020 per scoprire come gli europei stavano affrontando la vita durante la pandemia, ha rivelato che tra i genitori con bambini piccoli, un terzo delle donne “stentavano a concentrarsi sul lavoro, contro un sesto degli uomini, mentre le responsabilità familiari impedivano a più donne (24%) che uomini (13%) di dedicare il tempo che volevano lavorare”. Nel frattempo, il 32% delle donne “ha dichiarato che il proprio lavoro ha impedito loro di dedicare tempo alla famiglia, contro il 25% degli uomini”.

Il Comitato europeo dei diritti sociali, rispondendo a una denuncia presentata dalla ONG internazionale, University Women of Europe, ha rilevato che l’Italia e altri tredici paesi che applicano la procedura di reclamo collettivo della Carta sociale europea, hanno violato il diritto di parità di retribuzione e pari opportunità sul posto di lavoro. Come ha commentato la segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, il divario retributivo di genere “continua ad essere uno dei principali ostacoli al raggiungimento di una reale parità”.

[ fonte Gender inequality in Italy at the time of the pandemic ]

La parità di genere in Italia 2020: i dati

Le restrizioni imposte dal 8 marzo al 3 maggio 2020 durante il primo lockdown totale, ed il successivo periodo noto come Fase 2, dal 4 maggio al 15 giugno 2020, prevedevano la chiusura completa delle scuole senza che ci sia stata alcuna forma di assistenza per badare ai bambini se non quella domiciliare a carico dei genitori conviventi, inducendo così un notevole aumento del carico di lavoro a casa, con una quantità di lavoro distribuita in modo diseguale tra uomini e donne, il che ha influenzato anche la loro produttività e, a sua volta, le carriere: tantissime donne hanno rinunciato al proprio lavoro.

  • Su 101 mila nuovi disoccupati, 99 mila sono donne.
  • In Italia l’occupazione generale femminile aggiornata ai dati ISTAT 2020 si aggira intorno al 48%.
  • In Italia lavora circa il 62% delle donne nella fascia d’età 20-50 anni, contro una media europea del 77%, di cui solo il 57% delle madri risulta avere una occupazione rispetto al 89% dei padri.

La parità di genere in Italia 2020: il rientro dopo la maternità

Al rientro dalla maternità spesso si assiste a richieste inconciliabili con la nuova gestione di uno o più figli piccoli, in termini di orari ed impegni, pressioni, spesso mobbing e conseguente ridimensionamento della figura professionale acquisita in passato. Asili nidi e baby sitter sono un grande aiuto ma implicano costi molto altri e spesso non in linea con lo stipendio delle madri. E ovviamente non sempre è possibile fare affidamento sulle figure dei nonni, che potrebbero essere lontani, non disponibili o ancora lavoratori.

Ed anche lo smart working femminile in periodo di Coronavirus non sempre è stata la soluzione, richiede infatti una grande disciplina personale, la ricerca di una postazione di lavoro tranquilla e isolata, orari determinati – tutti aspetti non facili da mettere in atto in un momento di convivenza familiare forzata.

Ecco quindi che queste difficoltà e condizioni sfavorevoli unite a stipendi spesso non adeguati portano le mamme a dare le dimissioni per occuparsi dei figli. Ma queste dimissioni nella maggior parte dei casi non rappresentano una vera e propria scelta, bensì un adeguarsi alle uniche opzioni possibili, con conseguente senso di frustrazione per non avere potuto portare avanti il proprio lavoro. E non sempre la strada della libera professione è da tutte percorribile, gli sforzi sono altrettanti e non c’è nemmeno la sicurezza di uno stipendio.

Da un sondaggio fatto all’interno del nostro gruppo Facebook Mamme a Milano su cosa manca a Milano in termini di supporto per mamme e genitori che hanno figli nella fascia 0-3 anni era risultato che per tantissime mamme la cosa più importante fosse la carenza di asili nidi e spazio dove lasciare i bambini, seguita da assistenza post-parto psicologica, assistenza e rete specifiche per mamme sole ed assistenza domiciliare per i primi periodi di maternità.

La parità di genere in Italia 2020: le cause

La parità di genere si riferisce alla disparità di trattamento o alla percezione degli individui in base al loro genere e deriva da distinzioni, siano esse fondate empiricamente o costruite socialmente.

Mancanza di parità di lavoro: nella maggior parte delle società, esiste una convinzione intrinseca che gli uomini siano semplicemente più attrezzati per gestire determinati lavori. Il più delle volte, questi sono i lavori che pagano meglio. Questa discriminazione si traduce in un reddito inferiore per le donne. Le donne si assumono anche la responsabilità primaria del lavoro non retribuito, quindi anche se partecipano alla forza lavoro retribuita, hanno un lavoro extra che non viene mai riconosciuto finanziariamente.

Sessismo e discriminazione: uomini e donne sono soggetti a un trattamento pregiudizievole sulla base del solo genere ed inquadrati all’interno di due dimensioni della cognizione sociale. La discriminazione si gioca anche con la creazione di reti e il trattamento preferenziale all’interno del mercato economico.

Mancanza di tutele legali: spesso le donne non hanno protezione legale contro la violenza sessuale domestica o la violenza economica domestica, contro le molestie sul posto di lavoro, a scuola e in pubblico. Questi luoghi diventano insicuri e senza protezione, le donne spesso devono prendere decisioni che compromettono e limitano i loro obiettivi.

Mancanza di rappresentanza politica: nonostante i progressi in questo settore nel corso degli anni, le donne sono ancora gravemente sotto rappresentate nel governo e nel processo politico. Ciò significa che alcune questioni che le donne politiche tendono a sollevare – come il congedo parentale e l’assistenza all’infanzia, le pensioni, le leggi sull’uguaglianza di genere e la violenza di genere – vengono spesso trascurate.

Ruoli di genere nella genitorialità e nel matrimonio: i ruoli di genere tradizionali sono ancora prevalenti nella nostra società. Ci si può aspettare che le donne sospendano i loro obiettivi professionali per crescere i figli, mentre i loro mariti lavorano e nonostante si possano dividere le faccende in modo più equo in famiglia, sono le donne che hanno mantenuto il ruolo di caregiver primario.

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