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amico immaginario

L’amico immaginario e il ruolo della fantasia

Durante la crescita del proprio figlio, può succedere a un genitore di trovarsi alle prese con un compagno di giochi “speciale”. Non si vede, non si sente ma accompagna il piccolo in tantissime avventure: l’amico immaginario.

Il bambino solitamente lo crea con fattezze e tratti di personalità ben precisi: può essere un animale, un peluche, una persona più grande o più piccola di lui! Può avere aspetti fisici o caratteriali che richiamano compagni reali e quotidiani, personaggi dei cartoni animati, o ancora presentare caratteristiche che il bambino o la bambina vorrebbero avere nel presente o da grandi.

Oltre a ciò, il piccolo può arricchirlo con un pensiero autonomo e una vita personale, restando comunque consapevole del fatto che non è reale. Alcuni bambini poi hanno più amici immaginari contemporaneamente, altri, invece, ne hanno soltanto uno. Inoltre, al contrario di quanto si potrebbe comunemente pensare, l’amico immaginario non è necessariamente una prerogativa dei figli unici né dei bambini un po’ più introversi e solitari. Infatti, questo personaggio popola anche le fantasie di chi è particolarmente socievole e con tanti amici, che lo inventa per i momenti in cui non ha nessun altro con cui giocare.

L’amico immaginario dei bambini può sopperire a diverse funzioni

La prima è quella di contenitore emotivo: è un modo che hanno alcuni bambini in età prescolare di comunicare le proprie emozioni in modo indiretto, “proiettandole” sull’amico immaginario, cioè attribuendole a lui. Così facendo riescono ad accettare meglio sentimenti come paura, ansia, rabbia e a tollerarli in maniera più funzionale, all’interno di uno spazio personale e protetto.

Dando voce all’amico immaginario, quindi, il piccolo esprime il proprio mondo interiore, rimettendo in scena le esperienze fatte per poterle elaborare, e le rassicurazioni del compagno di giochi possono aiutarlo a trovare la sicurezza per affrontare le sfide del mondo esterno. Inoltre, i soggetti in età evolutiva possono imparare così non solo ad autoregolare i propri stati affettivi, ma anche a risolvere problemi e ad adattarsi ai contesti e alle situazioni che incontrano.

Giocare anche all’interno della fantasia, per di più, è un’occasione per affinare le capacità di comunicare, di confrontarsi e di negoziare, che avranno un ruolo chiave nel successivo sviluppo sociale e relazionale dei ragazzi.

In conclusione, quella dell’amico immaginario è una fase che alcuni bambini possono attraversare tipicamente fra i 3 e i 6 anni e che, quando si sentono pronti, generalmente superano, lasciando andare il partner dei divertimenti con la stessa naturalezza con la quale è apparso la prima volta: di solito questo momento coincide con l’ingresso alla scuola elementare.

È possibile, in aggiunta, evidenziare che ideare un amico immaginario implichi e promuova una grande creatività.

A tal proposito, l’Associazione Pollicino porta avanti un workshop di fumetto per bambini e ragazzi, ponendo il focus sull’importanza attribuita alla fantasia nel sostenere lo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale durante la crescita. Non perdetevi le prossime date rimanendo aggiornati sulla pagina Facebook dell’Associazione

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articoli a cura di:

Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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