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Diritti dei bambini: il lavoro minorile tra le principali cause dell’abbandono scolastico

Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi decenni dalle organizzazioni intergovernative, il lavoro minorile rimane un problema piuttosto diffuso.

Attualmente, nei Paesi del Sud del Mondo oltre 1 bambino su 5, in età compresa tra i 5 e i 17 anni, si trova in questa condizione di sfruttamento.

In particolare, mentre in America Latina, nei Caraibi, in Nord Africa e in Medio Oriente si registra una percentuale di lavoro minorile intorno al 5%, questa condizione raggiunge 1 bambino su 4 nell’Africa subsahariana.

Come contrastare il lavoro minorile e l’abbandono scolastico

Il lavoro minorile ha diverse conseguenze sulla vita dei più piccoli e sulla società, per esempio contribuendo ad alimentare il fenomeno dell’abbandono scolastico.

Secondo il rapporto 2024 di UNESCO sul monitoraggio dell’educazione globale, 251 milioni di bambini e ragazzi nel Mondo non vanno a scuola, con una riduzione di appena l’1% negli ultimi 10 anni. Nel dettaglio, nei Paesi a basso reddito il 33% dei giovani in età scolare non frequenta la scuola, con oltre la metà dei bambini e degli adolescenti che si trova nell’Africa subsahariana.

Per contrastare concretamente questo fenomeno, è possibile aiutare i bambini con l’Adozione a Distanza attraverso realtà come ActionAid, l’organizzazione internazionale indipendente attiva da oltre 35 anni e presente oggi in 71 Paesi nel Mondo.

Nel dettaglio, l’adozione a distanza permette di fornire un supporto fondamentale al bambino, alla sua famiglia e all’intera comunità in cui vive, contribuendo alla realizzazione di progetti che migliorano le condizioni di vita e hanno un impatto duraturo ed efficace nel tempo, in base alle specifiche esigenze di ogni comunità.

Adottare un bambino a distanza, infatti, è un gesto importante che consente di garantire l’accesso a un’istruzione di qualità e contrastare il lavoro minorile, inoltre assicura l’accesso ad acqua e cibo, migliora le condizioni igienico-sanitarie e favorisce l’empowerment femminile.

Istruzione di qualità: un diritto di tutti tutelato dalla legge

Fornire un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa, promuovendo al contempo opportunità di apprendimento permanente per tutti, è la finalità dell’Obiettivo 4 del programma di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Non a caso, il Quadro d’azione per l’Educazione 2030 prevede che l’UNESCO e il Comitato di alto livello degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile valutino i progressi compiuti su questo punto dell’Agenda 2030 dell’ONU attraverso Riunioni globali periodiche sull’Educazione, per aiutare tutti i Paesi firmatari nell’attuazione delle strategie nazionali e internazionali a riguardo.

D’altra parte, il lavoro minorile è disciplinato sia dalle leggi nazionali dei singoli Paesi che da una serie di convenzioni internazionali, tra cui la Convenzione n. 138 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che stabilisce l’età minima per l’ammissione al lavoro (inclusa la Raccomandazione n. 146 del 1973), la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e la Convenzione n. 182 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sulla proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile e l’intervento immediato per la loro eliminazione (compresa la Raccomandazione n. 190 del 1999).

Ma in che modo i Paesi possono attuare quanto sancito dalle convenzioni internazionali e raggiungere l’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite? Secondo la Commissione Europea delle soluzioni esistono, per esempio si possono aumentare gli investimenti nell’istruzione, registrare ogni bambino alla nascita, allineare l’età minima lavorativa e la fine dell’obbligo scolastico, ridurre o abolire i costi scolastici sostenuti dalle famiglie e aumentare la flessibilità del calendario scolastico.

Lo sforzo messo in atto tramite questi strumenti politici, unitamente al contributo personale che ognuno può dare attraverso l’adozione a distanza, può quindi contribuire a donare un futuro migliore ai bambini che attualmente vivono in condizioni di povertà estrema. 

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