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Greta Thunberg

Greta Thunberg e i nostri ragazzi

È previsto per domani lo sciopero per il clima, la terza mobilitazione del movimento Fridays for Future guidato da Greta Thunberg. È di due giorni fa il suo discorso all’Onu, che ha sollevato un vespaio non da poco tra i potenti della terra, tra i giornalisti, i commentatori e, di più ancora, tra i comuni cittadini frequentatori della rete.

Su Greta si possono dire moltissime cose: che è manovrata, che dietro di lei si muovono un mucchio di soldi, che è una ben confezionata (molto bene!) operazione di marketing. Sicuramente sarà così, chissà cosa c’è davvero dietro quella strana ragazzina con le treccine. Si può dire che è un po’ antipatica, sicuramente molto scomoda.

Qualcuno la ritiene troppo catastrofista, Trump si è permesso uno sfottò, Macron se l’è presa perchè è stato criticato e così via.

Ma io dico, se nell’epoca in cui anche un piatto di minestra deve essere figo e accattivante per prendersi dei like, nell’epoca delle influencer, degli youtuber, della Ferragni e dei Fedez, una ragazzina così, per quanto ben manovrata, riesce a raccogliere intorno a sé un movimento di milioni di ragazzini in tutto il mondo, bè, allora vuole dire che tanti giovani qualcosa ci hanno visto, in quella ragazzina. Vuol dire che finalmente, a tanti anni dalla fine del coinvolgimento dei giovani nella politica tradizionalmente intesa, un tema come la salvaguardia del nostro pianeta ha fatto breccia nelle teste e nei cuori dei nostri ragazzi. Non il calciatore, il rapper, la corteggiatrice di Uomini e Donne, ma una ragazzina che parla di cose importanti.

Qualcuno accusa Greta Thunberg di esagerare, che il clima è sempre cambiato nella storia del pianeta. Sì, certo, ma non c’è bisogno di essere degli scienziati per sentire la qualità dell’aria che respiriamo, per vedere montagne di plastica negli oceani (ma anche, senza andare tanto lontano, di spazzatura in alcune delle nostre città). Non serve essere scienziati per constatare che il clima è mutato, che il deserto avanza e no, non come sempre accaduto fin dall’epoca dei dinosauri, in tempi lunghissimi, ma in una manciata di anni. Certo, pensarci infastidisce, è scomodo, proprio come fastidiosa e scomoda è la svedese dalle lunghe treccine.

Qualcuno ha accusato Greta Thunberg di non proporre soluzioni attuabili, realistiche. Bè, ma pure le soluzioni deve dare agli uomini di potere che la criticano? A me sembra già un risultato che abbia acceso i riflettori su un problema che impatterà sulla vita dei nostri figli e che abbia risvegliato molte giovani coscienze dal torpore di cellulari e video giochi. E in ogni caso i ragazzi hanno il dovere dell’idealismo, dei progetti magari un po’ utopistici, del sognare in grande. Quale movimento che ha cambiato il mondo non è partito dall’impossibile? Dagli slogan magari un po’ eccessivi agli occhi delle generazioni precedenti, dai proclami densi di rabbia, forza e un pizzico di ingenuità?

Un movimento giovanile, di contestazione, che piaccia e che venga sostenuto dai potenti delle vecchie generazioni, è un movimento già morto.

Una ragazzina che infastidisce un arrogante come Trump, al punto da farlo sbottare nella stupida presa in giro di una sedicenne, non credo possa essere bollata solo come una operazione di marketing capace di rintronare un’intera generazione. Trovo arrogante, ottuso e superficiale da parte delle vecchie generazioni liquidare, senza pensarci su davvero, un movimento che coinvolge in modo così consistente la nuova generazione. È come dire che i giovani sono tutti degli stupidi.

Dietro ci saranno altri interessi, come ci sono dietro a migliaia di ragazzini che riscuotono successo tra i loro coetanei nello sport, nella musica, nella moda, nello spettacolo. Ragazzini che andrebbero protetti da loro stessi, come qualcuno ha detto di Greta Thunberg, e che parlano ai nostri figli di soldi, di lusso, di griffes, di successo, di bellezza ecc. raccogliendo milioni di like.

E allora meglio un’operazione mediatica finché si vuole, ma capace di raccogliere i nostri ragazzi intorno a temi importanti, di farli manifestare, di farli riflettere, di dare loro un ideale che va al di là dell’essere un influencer su Instagram. Meglio una campagna di marketing che faccia pensare i nostri ragazzi in termini di “sistema mondo” e non di stati nazionali, tradizionali, chiusi da confini che quando si parla di ambiente non contano niente. Meglio una campagna di marketing che li faccia riflettere su un modello di economia che, sembra chiaro, non sta più in piedi e che ha fatto credere alla nostra generazione (e ancora di più a quella dei nostri genitori) che il benessere sarebbe stato infinitamente crescente, che le risorse sarebbero state a nostra disposizione per l’eternità.

E in ogni caso, manovrati o no, quanti di noi a sedici anni avrebbero avuto il coraggio di parlare all’Onu, di mandare a quel paese i potenti della terra? I ragazzi hanno bisogno di modelli di coraggio, di ideali per cui manifestare, hanno bisogno di urlare, di appassionarsi.

Magari adesso non saranno in grado di trovare le soluzioni concrete, magari sono ancora confusi dal loro stesso entusiasmo. Ma un giorno non lontano i ragazzi che oggi manifestano nelle nostre città saranno adulti, sapranno magari incanalare l’idealismo di adesso in un cambiamento reale. Del quale i loro figli, i nostri nipoti, speriamo, potranno godere.


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