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Il buco nero che ci fa vedere oltre

Questa mattina, mentre imprecando aggiustavo con lo scotch (santo chi l’ha inventato, lo scotch, che qui ne va a metri!) il vetro dell’ipad che il gatto aveva buttato a terra in uno dei suoi momenti di corse pazze per il salotto, e intanto mi chiedevo dove fossero gli ombrelli, che oggi piove, mi è arrivata da qualche galassia lontana l’idea che ci perdiamo in una marea di piccolezze senza badare alle cose grandi e finiamo per trascinare in questo vortice pure i nostri bambini.

Ieri girava un po’ dappertutto l’immagine del buco nero che gli astrofisici sono riusciti a fotografare e mi è passata sotto gli occhi così, senza che mi ci soffermassi. Io ci capisco poco, ma pare invece che la conferma dell’esistenza dei buchi neri spieghi molto sull’universo. Si tratta quindi di un passo importantissimo, al pari di quello di Neil Armstrong sulla Luna nel 1969. Allora tutti erano rimasti davanti alla televisione con il fiato sospeso e il mondo si era fermato a guardare l’impossibile, mentre da lassù, per la prima volta, qualcuno ammirava il pianeta Terra tutto intero, sospeso nello spazio.

Anche oggi, che siamo sommersi in continuazione da notizie, immagini e video, in una vita che poco spazio lascia al pensare, all’immaginazione, ai rovesciamenti di prospettiva, in un mondo in cui il nostro piccolo punto di vista ci sembra l’unico importante, credo si debba imparare a fermarsi per riflettere sul fatto che per questo scatto unico, che ritrae qualcosa che si trova a 50 milioni di anni luce da noi (roba che neanche si riesce a immaginare!), sono stati piazzati otto radiotelescopi potentissimi, in ogni parte del globo, sincronizzati tra loro da un orologio atomico.

E così, nell’attimo in cui quella strana macchia nera circondata di luce gialla e arancione veniva catturata in un’immagine per arrivare fino a noi, tutto il mondo è stato in qualche modo collegato, ha in qualche modo lavorato per qualcosa che va oltre le nostre piccole esistenze e che dovrebbe insegnarci quanto sia limitata la nostra prospettiva e quanto il nostro tempo, le nostre storie, i nostri guai, i nostri drammi e anche le nostre gioie, altro non sono che frammenti infinitesimali di qualcosa di molto più grande, del quale ogni tanto dovremmo ricordarci.


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