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Essere mamma

Essere mamma oggi: ovunque ci siano mamme ci sono vite fatte di corse e incastri, sensi di colpa e equilibrismi impossibili.

Ci avevano detto che potevamo essere mamma e fare tutto, con il nostro impegno e il nostro talento. Poi abbiamo scoperto che non è così, o meglio, che è così solo a prezzo di enormi sacrifici, di stratificazioni di stanchezza che si accumulano giorno dopo giorno, anno dopo anno. Nonostante questo, non abbiamo voluto rinunciare né ai figli né alla famiglia né alla realizzazione di noi stesse. Ci siamo infilate in mille ruoli diversi, ci siamo assunte infinite responsabilità e non ci siamo tirate indietro.

Ci siamo caricate un po’ tutto sulle spalle e non siamo neanche diventate tanto brave a chiedere aiuto.

Essere mamma: cosa significa?

I bambini da crescere, accudire, nutrire, curare e soprattutto amare, l’asilo e la scuola, con i loro impegni, i loro compiti, le loro feste, le loro riunioni e i colloqui con maestre e professori. La vita sociale dei bambini, i rapporti con le altre mamme e le feste di compleanno, regali da comprare, torte da preparare o ordinare.

Tate e baby sitter da gestire, da sostituire all’occorrenza, da cercare. La casa da gestire, riordinare, pulire. Piatti da lavare, biancheria da stirare, pasti da preparare, polvere da fare. Mariti e compagni da capire, accudire, amare, per cui essere sempre belle e comprensive e complici e perfette. Con cui parlare di problemi di lavoro (del loro, ovviamente), e di problemi di figli, che tanto poi la soluzione tocca a noi.

E poi il nostro lavoro. A cui abbiamo rinunciato con qualche rimpianto o che ci teniamo strette pagando un prezzo altissimo. Le corse in macchina o con i mezzi per arrivare in ufficio o per non perdersi la riunione della scuola, le telefonate di lavoro mentre dovremmo essere concentrate sui bambini con i loro strascichi di senso di colpa.

La ricerca di un lavoro nuovo dopo aver lasciato quello di prima dei figli, il sogno (impossibile) di un part-time, i lavori inventati tra una poppata e l’altra, le occupazioni per recuperare qualche spicciolo qua e là e sentirsi un po’ indipendenti.
Per non parlare poi di quante di noi hanno genitori anziani da accudire.

E, alla fine, in qualche ritaglio di tempo, ci siamo noi, alla ricerca di qualche momento solo nostro, di una chiacchierata con un’amica, di una passeggiata in centro, di una corsa al parco, di una canzone che amiamo da ascoltare senza interruzioni, di qualche attimo per lavorare a quel progetto lasciato in sospeso, a quel sogno rimasto indietro ma mai dimenticato, di qualche istante per leggere un articolo, un libro o informarci su quello che succede nel mondo.

Essere mamma: ne vale la pena?

Non lo so, ma direi di sì, visto che oggi questo sembra essere l’unico modo di essere madre. E a quel ruolo non so quante di noi sarebbero disposte, tornando indietro, a rinunciare. Però spero davvero che per nostre figlie le possibilità siano diverse, che la conciliazione sia possibile davvero, e non solo sulla carta.

Che i padri capiscano, supportino, diventino intercambiabili alle mamme e non presenze un po’ sfumate, troppo prese dal loro ruolo tradizionale, ruolo che gli uomini, nonostante i cambiamenti sociali degli ultimi decenni, non hanno saputo, loro no, modificare davvero, declinare diversamente.


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