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La schiscetta a scuola: per me è no!

Sono riuscita a recuperare un po’ di articoli sul dibattito relativo alla schiscetta a scuola portata da casa.

Del resto, un anno scolastico senza polemiche, che anno è?

Per chi non è di Milano, per schiscetta si intende il pasto portato da casa, il lunch box, direbbero gli inglesi.

Lascio da parte l’ammirazione per le mamme (e lo so che ci sono) disposte ogni mattina a preparare per uno, due o anche più figli un pasto completo, inserirlo in appositi contenitori affinché non arrivi freddo all’ora di pranzo e darlo ai bambini, per poi essere a scuola alle 8.30. Questo sarebbe chiaramente un problema mio, che a volte faccio perfino fatica a ricordarmi di infilare nello zaino la merenda.

Ho letto di bambini cacciati dalla mensa in lacrime perché avevano la schiscetta, e questo è ovviamente assurdo.

La schiscetta a scuola: ecco perchè per me è no

Ogni comunità ha le sue regole e non è possibile adottare solo quelle che ci piacciono e fare quello che ci pare con le regole che non ci vanno a genio.

E questo è un insegnamento importante da dare ai bambini, un po’ come la questione compiti o la questione regole della vita in comunità.

Una società non si può basare sul “faccio sempre e comunque quel cavolo che voglio”.

I bambini devono impararlo, e presto. Anche perché la mamma che ti prepara il piattino esattamente come piace a te, non ci sarà sempre. 
I bambini storcono il naso davanti al pasto della scuola? Pazienza, mangeranno domani. Ci sono bambini che non mangiano mai? Mah…sarà colpa della ristorazione scolastica o dell’educazione alimentare che non abbiamo saputo dargli?

E poi, il momento del pasto è comunque un momento importante, dovrebbe essere di condivisione e non creare differenze, discriminazioni, divisioni, angoli schiscetta e angoli mensa e angoli panini.

Io sono una fautrice della libertà individuale, e chi mi segue penso lo sappia. E dunque?
Non ti piace la refezione scolastica? Scegli una scuola col modulo, oppure una scuola privata con mensa interna. Oppure l’home schooling, visto che, a ben vedere, i limiti della scuola sono tanti, tantissimi e i problemi innumerevoli.

Ritieni che il cibo che viene dato a tuo figlio sia di scarsa qualità? (Io non la penso così, sono stata per due anni in commissione mensa e secondo me i pasti vanno benissimo).

Mi pare che la maggior parte del dibattito sia intorno alla qualità e alla gradevolezza dei pasti, e meno sul costo del servizio, che comunque è basato sull’ISEE.
Ritieni comunque che la refezione sia troppo cara? Ci sono famiglie che non possono permettersi il costo? Allora sì che questo è un problema, ma la soluzione non può e non deve essere che tanti bambini mangino tutti i giorni un PANINO portato da casa, perché non va bene, perché non mi piace una scuola pubblica in cui alcuni bambini devono nutrirsi malamente per motivi economici.

Non hai voglia, tu che hai un certo reddito, di “pagare” anche i pasti di chi ha un reddito basso in base all’ISEE (perché ho letto anche questo)?

La soluzione a tutti questi problemi (ma forse non ai capricci) non credo sia nel “ognuno faccia quello che gli pare”, ma, se mai, nel protestare, nel partecipare alla commissione mensa, andare a vedere dove si preparano i pasti, assaggiare quello che mangiano i bambini, fare sentire la propria voce, organizzare un’azione collettiva.
Certo, strada più tortuosa, meno immediata, forse senza speranza.

Ma magari i nostri figli imparano anche cos’è il senso civico che tanto ha storicamente caratterizzato la nostra Milano.

Sul tavolo della mensa scolastica, oltre al cibo, c’è in gioco molto altro: leggi anche Il ruolo e il valore della mensa scolastica.

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