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Niente storia, nessun futuro

Non mi stupisce la decisione di abolire il tema di storia alla maturità, la trovo in effetti perfettamente al passo con i tempi e la loro superficialità, con l’idea del “tutto subito”, con la faciloneria imperante, per cui si crede che la comprensione della realtà passi soltanto attraverso un Tweet, un post di Facebook o una frettolosa ricerca sul web.

Nessuna complessità, nessuna voglia di andare oltre.

È vero, forse io non faccio testo. La storia è stata per un periodo il mio mestiere e io sono una di quegli studenti, pare pochissimi, che alla maturità, ormai 25 anni fa, scelse il tema di storia.
Per molti la storia è noiosa: eh certo, perchè quando si innova nella nostra scuola non si rivedono i metodi di insegnamento, che prevedono attualmente di presentare ai ragazzi la storia come una asettica sfilza di date ed avvenimenti, anziché come un problema complesso, sul quale ragionare criticamente, un sapere utile e attuale, un patrimonio di conoscenze che ci lancia verso il domani. No, quando si innova nella nostra scuola si riesce sempre a peggiorare. Perchè è più semplice sforbiciare l’esame di maturità piuttosto che fare una riflessione seria su un argomento importante.

Proprio questa mattina pensavo alla centralità della storia per capire la realtà in cui viviamo, anche nel quotidiano, e per apprezzarla. Per valutarla al di là di quel fardello di pregiudizi che tutti ci portiamo dietro e che, ebbene sì, solo la cultura può spazzare via.

Come sapete, mi trovo ormai da un paio di mesi a Bucarest, in Romania. E questa mattina, mentre passeggiavo tra le strade della città, tra i suoi grandi palazzoni fatiscenti e le sue case belle époque, un tempo meravigliose, pensavo alla storia di queste strade e di questo popolo. Guardavo alcune ville che portano segni di proiettili sulle loro pareti e i grattacieli degli uffici fatti di specchi. E mi sono lasciata trasportare dalla storia, sono andata indietro di tanti anni e ho respirato l’amarezza di decenni troppo ingiusti, troppo duri, troppo spietati.

E ho capito che è proprio la conoscenza del suo passato che mi aiuta ad apprezzare questa città, vivace e malinconica al tempo stesso, moderna a fatiscente, coloratissima e grigia. È sapere quello che è accaduto qui che me la fa percepire più viva che mai, come un posto dove è bello stare.

È proprio così Bucarest: una donna un tempo bellissima, ma ora sciupata da una vita di troppi dolori, di troppe ferite. Come capirla davvero senza conoscerne il passato?

Del resto, anche dal punto di vista individuale, non è forse la rielaborazione del nostro passato a determinare quello che siamo e il modo con cui affronteremo il nostro futuro?

Ma forse sbaglio, forse sono io sciocca a perdermi ad osservare vecchie case con davanti vecchi meli e a immaginare per ore quali vite hanno respirato lì dentro, quali emozioni hanno palpitato tra quelle pareti, quali pensieri, quali amori, quali tesori custodiscono.

Ma non riesco a non pensare che la decisione di svalutare la storia tolga un pezzo al nostro futuro, rendendolo più misero.

Per altri post vai alla rubrica attualità del Blog di Giuliana.

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