Rapunzel racconta la storia di una giovane dai lunghissimi capelli magici, rapita da neonata e cresciuta in una torre da Madre Gothel, una donna anziana che la tiene isolata per sfruttarne il potere ringiovanente. Convinta che il mondo sia troppo pericoloso, Rapunzel resta prigioniera finché l’incontro con Flynn Rider, un ladro in fuga, le dà il coraggio di uscire. Inizia così un viaggio di scoperta e liberazione, durante il quale la ragazza affronterà la verità sulle sue origini e troverà la propria voce.
I significati di Rapunzel
I temi che attraversano questo film d’animazione sono numerosi: dall’amore all’amicizia, dalle sfide e sorprese del percorso di crescita all’importanza di coltivare le proprie passioni.
La storia, tuttavia, riflette anche dinamiche di violenza psicologica, in particolare nel rapporto tra Rapunzel e Madre Gothel. Quest’ultima, infatti, la manipola alternando gesti affettuosi a commenti svalutanti, facendole credere di essere incapace e in pericolo senza di lei. Si tratta di una forma di controllo mascherata da protezione, dove l’affetto diventa uno strumento di manipolazione.
Quando poi Rapunzel fugge dalla torre, sperimenta emozioni ambivalenti: entusiasmo e senso di libertà, ma anche colpa e insicurezza. Il suo percorso potrebbe rispecchiare le fasi interiori di chi cerca di rompere un legame di questo tipo. Nel saggio dell’Associazione Pollicino Un livido nell’anima (a cura di P. Pace, Mimesis, 2018), si parla inoltre di “vampiri energetici”, abusanti che si nutrono della vitalità altrui: un’immagine calzante per Madre Gothel, la cui giovinezza dipende letteralmente dalla luce dei capelli di Rapunzel. È bene ricordare, poi, come la violenza psicologica possa annidarsi ovunque vi sia un legame affettivo sbilanciato: in famiglia, in coppia, tra amici o colleghi.
Dal punto di vista dello sviluppo, invece, Rapunzel decide di lasciare la torre in cui viene nascosta perché irresistibilmente affascinata da ciò che l’aspetta fuori. Come tante giovani donne di 18 anni, si scopre attratta dal mondo esterno, pieno di possibilità ma anche di pericoli. Quando lascia la torre, infatti, si ritrova combattuta tra la spinta ad esplorare e a trovare il suo posto, e la spinta che invece la richiama a casa, al sicuro. Quello che sembra stia affrontando, in ambito psicologico, è detto processo di separazione-individuazione: un passaggio tipico dall’adolescenza all’età adulta, in cui l’individuo è chiamato a definire una propria identità e a scoprire chi è veramente. Il taglio dei suoi capelli biondi, alla fine del film, può essere interpretato come un simbolo di questo passaggio: è come se Rapunzel abbandonasse l’identità definita dalle aspettative altrui, favorendo un taglio corto e bruno, ovvero un’affermazione di sé più autentica.
Quello di Rapunzel è dunque un viaggio di emancipazione: separandosi dalla rapitrice e dal ruolo che essa le assegna da sempre, Rapunzel comincia un percorso di scoperta di sé e della sua storia. Persino l’amore con Flynn afferma questo suo viaggio: al contrario delle altre principesse, infatti, Rapunzel non sposa un principe bensì un semplice ladro. Facendo questa scelta, possiamo dire che si svincoli ancora una volta dalle aspettative altrui, in questo caso della società.
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